Zag zig - Parole SpalancatePoggio, Moneré, Panico
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
2319
post-template-default,single,single-post,postid-2319,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,paspartu_enabled,paspartu_on_bottom_fixed,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-13.2,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.5,vc_responsive
 

Zag zig

Zag zig

ZAG ZIG. Vagheggiamenti vagamente svagati
Rubrica di Stefano Bigazzi*


POESIE DI TUTTI I COLORI

benito poggioUn poema, va bene. Potrebbe essere un poema, o qualcosa del genere, più probabilmente qualcosa di più, summa o miscellanea (zibaldone, minestrone, intruglio, mesc-ciua) di spunti che Benito Poggio ha disposto (coinvolgendo non pochi complici/assaggiatori) in un volumetto gradevole per cui dare anche un po’ i numeri: “Covid 19, Dante 700, Gray 270… e altre rime” (InSedicesimo, editoria di qualità in piccole quantità, 140 pagine per 12 euro).

Se i primi due riferimenti sono chiari, il terzo è un omaggio al poeta Thomas Gray (1716-1771), autore di una celebrata “Elegia ispirata da un Cimitero di campagna” (1751) e a vario titolo collega (docente a Cambridge) di Benito Poggio, noto didatta nonché colto e infaticabile autore.

Non ho alcuna intenzione di addentrarmi nel contenuto, chi vuol leggere legga tuffandosi in tanta cultura, dirò solo che la redazione di tre canti nuovi di pacca, come si suol dire (Inferno XXXIV/bis, Purgatorio III/bis, Paradiso III/bis) danno al settecentenario in corso sapido sapore. E lo Pseudo-Dante (così come l’apocrifo evangelista Pseudo-Matteo o il sublime Pseudo-Longino) così si presenta: “Ecco l’imitator del Sommo Dante,/ che insegue le sue rime con furore/ e di terzine ne ha composte tante!”. Pure divertenti, intriganti, istruttive. Si legga il canto XXXIV dell’Inferno: “Vexilla regis prodeunt inferni/ verso di noi: però dinanzi mira”/ disse ‘l maestro mio, “se tu ‘l discerni”. E questo è Dante. Adesso arriva Poggio. “Corona virus è per i moderni/ uomini un vil malanno che s’aggira”/ dicon gli esperti “e che non merta scherni”. Grazie, professore.
In fondo siamo un popolo di santi, navigatori, commissari tecnici della Nazionale e poeti. Compilatori compulsivi di terzine, appunto (e grazie a Maurizio Lastrico, pure, ligusticus hystrio).

Altro libro, e qui la faccenda si fa complicata, e strana. “Ascoltare la natura. Colorare le parole” di Moneré (Monica Esposito) edito da Erga è un libriccino curioso.

Annuncia in copertina “Ogni cosa intorno, dentro noi, è poesia”. Pensieri e parole, anche immagini (fotografie di Davide Tagliazucchi). Ma quello che lo ha reso attraente ė stato un ulteriore contenuto, il commento cromatologico alle brevi poesie della raccolta curato da Giusi Demetra Paníco.

Pittrice, illustratrice, ideatrice del metodo Hartmony (merita un approfondimento, non ora e non qui, posso anticipare che ancora per Erga ha pubblicato “Il grande libro del colore. Come raggiungere il potenziamento individuale con Hartmony”), individua per ogni componimento parole chiave che associa a un colore. Mi dichiaro pregiudizialmente agnostico sui versi, non sono questi che mi interessano, è il resto. Un esempio. Dalla sezione “Amore” (terreno scivoloso, saponoso, viscido, lepego e via slittando) traggo “Desiderio”: “Parole nel cuore/ dolcemente si rincorrono/ colorando la mente,/ sorgono pensieri/ che scivolano via/ per occhi famelici d’amore”.

Giusi Demetra Paníco associa blu a parole, verde a cuore, arancione a pensieri, rosso a d’amore. Tutto il testo, poi, ė rosso. Ne propongo un altro, “Apparente oscurità”: “Il sipario della notte/ china il velo celando l’essenza delle cose, lucente innanzi alla purezza dell’anima/ che spogliata della sua armatura/ trema al vibrare delle stelle”. I colori: rosso per anima, argento per lucente, blu per purezza, giallo per stelle e viola per velo. Turchese è il testo complessivamente, quanto “alla purezza dell’anima in comunione con la propria stella”.
Quanto a me, per tutti i pensieri eterodossi, strampalati, malevoli, impropri, inopportuni eccetera non so quale definizione, tutto sommato una colatura di gocce alla Pollock, avendone – lo confesso e senza ironia – in fondo combinate di tutti i colori.


stefano bigazzi*Stefano Bigazzi: Genova, 1957. Giornalista.