Zag zig - Parole Spalancate L'mmenso che illumina
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Zag zig

Zag zig

ZAG ZIG. Vagheggiamenti vagamente svagati
Rubrica di Stefano Bigazzi*


La tentazione è tanta e tentacolare.

La faccenda dei motti politici (vulgo slogan) come poesiole continua a rodere. Me ne vengono in mente a decine, alcuni vorrei tramutarli in realtà: “La solita storia ci è venuta a noia/ liberiamo il Pantheon dai Savoia” che sottende a) l’irrinunciabile diritto a non essere sudditi; b) la fede repubblicana; c) l’adesione a una corretta politica conservativa dei monumenti: niente concerti, niente cadaveri; d) l’aver studiato un po’ di storia antica; e) ccetera.

Per assimilazione, similitudine o quel che pare si potrebbe fare altrettanto con altre minuzie espressive, ovvero con tutto quel che è sintesi, aforismi compresi.

La grandezza di un poema complesso in poche parole quale “Mattina” di Giuseppe Ungaretti è evidente. Non so gli altri, io leggendo “M’illumino d’immenso” sono commosso. Sempre.
Ma procedo. Ho tra le mani “Sentenze saturnine” di Wolf Bruno”, edito da fdv (fogli di via) libri. Tutto rigorosamente anonimo e genovese. Ai lettori la scelta di scoprirne di più, io mi limito a citare alcuni passi esemplari:
“Il meglio ė gratificante ma il peggio è sicuro
Riflettevo tra me e me e tutt’e due mi annoiavano
Maledico a parole ma le dico
Fra la disperazione e la speranza scelgo l’insperato
Sono soltanto un povero anticristo”
E via componendo.

Centinaia di locuzioni, perle di saggezza (come sfilate da una collana che si è rotta e rimbalzate ovunque), sentenze, riflessioni, borborigmi, confessioni, prese per i fondelli, e poi ironia, autoironia (nella stessa proporzione che è tra tra erotismo e autoerotismo, per citare un caso abbastanza diffuso), sarcasmo, denuncia, rinuncia. Vale la pena cercarlo, e se lo si trova, leggerlo. Costa 10 euro, ma certe cose, siano esse sapienza o assurdità, non hanno prezzo.
Tornando alla brevità, commendevole approccio alla letteratura, alla poesia e alla vita che purtroppo non è di molti, mi permetto questo: “L’uccello nero/ salta leggero/ si chiama merlo/ senza saperlo”. Geniale? È Toti Scialoia, artista e poeta effervescente e profondo. Le sue scritture sono così profane da essere sacre, altro che. Mi aveva incantato indicendomi all’emulazione: “Una sorcia di Norcia/ si prese una vacanza/ e andò fino a Spello/ a trovare il suo bello/ uno splendido ratto./ Ma fu un’imprudenza: la intercettò un gatto”.

E dopo aver parodiato Ungaretti (ma anche Esenin), scrivendo di getto “Confessioni di un sacrestano” (“M’insudicio d’incenso”: lo so, lo hanno fatto quasi tutti, però non è ancora peccato), mi sono dedicato alla storia mediterranea, praticamente un classico: da queste alzate d’ingegno – in assoluta sobrietà: io mi faccio di Fiuggi – nascono per esempio “Dido et Aeneas” (Didone e Enea): “I Fenici/ erano felici/ avevano molti amici/. Poi si misero a navigare,/ passarono anni e mesi/ e si fecero sempre più tesi:/ erano diventati ormai/ Cartaginesi”. Più efficace “Genovesi”, per cui mi ha ispirato il motto “partire è un po’ morire”, che ho rivisitato in due versioni: “spartire è un po’ morire” e “offrire è un po’ soffrire”.

Chiudo forse nel sollievo dei più tornando a Ungaretti, che Maurizio Maggiani pone tra i personaggi de “Il coraggio del pettirosso”, e di cui rammento volentieri un aneddoto spesso e volentieri rammentato da Germano Beringheli, critico d’arte, trasferitosi giovane di ottime speranze a Roma per seguire le lezioni di Giulio Carlo Argan. Succede che Germano sbaglia aula e finisce in quella dove un tipetto furbetto ammalia l’uditorio, compreso il malcapitato Beringheli che decide di restare. E divengono amici. Negli anni successivi Germano, ogni volta che torna a Roma, soggiorna in casa Ungaretti.

L’immenso che illumina.


stefano bigazzi*Stefano Bigazzi: Genova, 1957. Giornalista.