Zag zig - Parole Spalancate Tonino Conte e Susanna Bavaresco
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Zag zig

Zag zig

ZAG ZIG. Vagheggiamenti vagamente svagati.
Rubrica di Stefano Bigazzi*


RICORDANDO TONINO CONTE

tonino conte

Regista, drammaturgo, artista, capocomico, polemista, scrittore, impresario e per giunta poeta.
Detto in ordine sparso.
Tonino Conte, che se ne è andato un anno fa (equinozio di Primavera) era anche tutto questo. Magari di più.
Il fondatore del Teatro della Tosse non peccava di sdolcinatezza, né di accademismo, faceva teatro con sensibilità e poesia. E scriveva poesie da vedersi come a teatro. Di aspra dolcezza, visionarie, persino nelle personali e provocatorie strofe di “Pornograffiti”, minuscola prova di stampa per maiuscola esecuzione d’artista: “Cinquant’anni cinquant’anni:/ peli nelle orecchie nel naso/ le unghie dei piedi gialle/ più corta si fa la vista/più lunghe si fanno le balle”. Quasi versione meno accondiscendente del “Trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo de’ Medici (Quant’è bella giovinezza,/che si fugge tuttavia!/ chi vuol esser lieto, sia:/ di doman non c’è certezza). Magnifici, entrambi. Se lo trovate, questo libriccino, leggetelo, senza storcere il naso.
E andate a cercare anche il godibile e profondo “Non il fiore ma la cipolla sulfurea” edito dal Melangolo, un Tonino tanto divertente quanto amaro, con una nota surrealista che non guasta, se proprio devo appicciare un’etichetta che rischia di scollarsi subito.
Perché Tonino aveva idee per tutto e da per tutto.
E poi, parlando della sua poesia, spesso l’ho trovata come composta di ragionamenti apparentemente slegati l’uno dall’altro eppure coerenti in un lungo e articolato discorso, presi e appiccicati con arguzia e con intelligenza, un po’ come più tardi avrebbe fatto con i collage (anche questi belli, ma sì. Si era scelto una tecnica che richiamava inevitabilmente un po’ quella dell’amico e sodale Lele Luzzati, per poi dare luogo a una sorta di teatro surrealista di carta). Aggiungo un “Hotel Cavour” sempre da “Pornograffiti”: “Hotel Cavour: cinque rose un bidé/ le tendine appese ai vetri/ come vecchie ragnatele/ e l’odore di topo e di sudore/ spennellato sui muri della stanza/ quadrangolare./ Cinque r ose sul conodino/ e sul letto – grigio il letto -/ il tuo corpo stancato dal viaggio./ Mentre t’amo/ batte ai vetri come un’asma/ il grido polveroso della piazza”.
Mi criticarono quando di lui (avevo appena accennato al suo “Ciclope” da Euripide) scrissi che lo consideravo un gigante. Non rinnego il giudizio.

Passo a un’autrice genovese, che mi piace citare per l’eclettismo (o se si preferisce la varietà) del suo impegno.
Susanna Bavaresco scrive poesie, aforismi, haiku, che accompagna con fotografie, proprie. E quando fotografa – si è formata con Giuliana Traverso – accompagna le immagini realizzate con poesie, aforismi, haiku. E riesce a mantenere la scrittura e la fotografia in un efficace equilibrio.
Nei suoi lavori una evidente tendenza a raccogliere istanze per così dire naturaliste – nel senso che parte dalla natura, anche quella delle cose – elaborandole nella spiritualità.
Il risultato ė una poesia visiva delicata che ha nelle trasparenze il motivo conduttore da cui ordire una fitta trama di pensieri e visioni, visioni e parole. “Calligrafie d’anima”, per esempio, è più che un manifesto.
Così come “Mutazioni del silenzio”. Per saperne di più, tre suggerimenti: 8 minuti di silenzio ,  Orizzonti – Dal Ponte Morandi al Ponte Genova San Giorgio  e Calligrafie d’anima .
Andatela a leggerla e a vedere cosa combina, la si trova facilmente cercando Riyueren. È il suo nome d’arte, non corrisponde ad altri. È l’autrice della foto di questa rubrica. Io appaio tenebroso, lei è piuttosto solare.

 


stefano bigazzi*Stefano Bigazzi: Genova, 1957. Giornalista.