Zag zig - Parole Spalancate il minestrone poetico nel web
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Zag zig

Zag zig

ZAG ZIG. Vagheggiamenti vagamente svagati
Rubrica di Stefano Bigazzi*


IL MINESTRONE POETICO DEI SOCIAL

poetryIl grande minestrone di Facebook, cui non mi sono convinto o convertito ma che sbircio – ammetto con curiosità – propone accanto alle segnalazioni di vacanze, compleanni, ricette della nonna e stucchevoli paesaggi di terra di mare e dell’aria, aforismi e perle di saggezza, anche poesie.

Prese a casaccio, belline, note e arcinote, Infilate sembra proprio timidamente tra gli annunci e le rimostranze contro il sindaco il governo e il Papa. Ne scopro tra le molte (caso strano, l’autrice più citata è Alda Merini. Magari è tutt’altro che strano e lo strano sono io) alcune inedite autentiche e molto interessanti.

Non dico, per fare il primo nome, di Simona Garbarino, sempre puntuale e attraente: una calamita. Ma ne ho già scritto e posso solo consigliare di andare a cercare cosa scrive: fresca, sorprendente e divertente anche quando è – e lo è – seria.
Dunque. Mi sono capitati davanti agli occhi i versi di Guido De Marchi, affabile artista e poeta, di cui ho letto cose, in passato e in tempi recenti. “Acquerelli” (appunto, verseggia e dipinge), per citare un esempio, raccolta dolce e impegnativa; ne traggo due passaggi: “Sentivo arrivare/ l’inverno/ dal fruttivendolo/ con i suoi rami/ d’alloro appesi/ fuori della porta/ decorati d’arance odorose/ e già sentivo/ la festa…” e in un contesto coerente “… Gli occhi arrossati/ dal fumo,/ qualcuno leggeva/ oppure il gracchio/ della radio/ ci parlava del mondo…/ ma avevo sei anni/ la guerra/ era finita/ e in tavola/ c’era il pane”. Questo per dire qualcosa del personaggio. Del quale ecco cosa ho trovato: “S’erge, grigia d’anni,/ la pietra antica/ del campanile delle Vigne/ il suo gregge di case/ segnate dal tempo/ disegna intorno/ un intrico di vicoli/ e piazzette brulicanti/ di vita tra gli odori/ di bar e trattorie…”
Che è un bel modo per guardarsi intorno, ora che i bar si chiamano non so come e le trattorie hanno nomi stravaganti: ma la segnalo per quel gregge di case, che bella immagine (quasi dantesca: “Come le pecorelle escon dal chiuso…”, Purgatorio III).

E Gabriella Corbo? Sensibile, frizzante (sa essere pure caustica), che manda in giro “Metastasio 3.0”. “Il becàp è quella cosa/ che ricordi solamente/ quando ormai non trovi niente/ e da solo vai a fancùl”. Scovatela.
Così ho pensato di raccogliere queste strofe lanciate nell’etere da schermo a schermo e farmene una piccola antologia. A uso e consumo personale. Funziona.
Lo stesso vale per altri apparati sociali, tipo Whatsapp, che tuttavia è un po’ più selettivo anche se non mancano teatrini e varietà, ovvero varia umanità. Qui mi è stato inviato e a mia volta ho presto distribuito questa poesia di Riyueren (chi sia non lo dico, chi vuol saperlo vada a cercare): “I pensieri,/ quelle foto invisibili di noi,/ autoritratti silenziosi,/ scultori dell’anima,/ pittori di sguardi,/ compositori di voci,/ artigiani del cuore”. Semplice, descrittiva, metaforica, insomma efficace.

So che ogni poeta aspira a stampare le poesie che trae dal cassetto, la carta ha il suo fascino, se non gettata nel cassonetto della raccolta differenziata o data alle fiamme come farebbe Pepe Carvalho (o il sottoscritto: mi sono regalato una performance con centinaia di mie poesie celebrate nella stufa. Fuoco e fiamme! E senza ricorrere a Ray Bradbury), ma anche così è quasi quasi pubblicare. Rendere pubblica a un pubblico magari ristretto un qualcosa di sé che altrimenti sarebbe disperso.
Che poi i canali elettrosociali siano anch’essi costituzionalmente dispersivi è altra faccenda. Inviterei quindi i lettori a cercarsi una poesia, lunga e piccina che sia, impararla a memoria (riecco Bradbury, “Fahrenheit 451”) e trovare tempo, modo, coraggio e recitarla. Per strada.


stefano bigazzi*Stefano Bigazzi: Genova, 1957. Giornalista.