Zag zig - Parole Spalancate Ottavio Ugolotti - Luigi Maio
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Zag zig

Zag zig

ZAG ZIG. Vagheggiamenti vagamente svagati
Rubrica di Stefano Bigazzi*


QUASI UNA PREMONIZIONE

ugolottiQuasi una premonizione. Forse una postmonizione.
Volevo in qualche modo celebrare l’attività culturalmente meritoria di Ottavio G. Ugolotti, poi incoccio (virtualmente) sua figlia Simona e glielo anticipo. E lei mi dice: se ne è andato. In silenzio. Del resto mica era uno che urlava, Ugolotti. Raccontava, e pure bene. Scrittore, editore, scultore forgiatore (tanto che gli piombarono i carabinieri nel laboratorio, allertati da quanti lo cercavano senza ottenere cenni di vita: erano due giorni che lavorava con fiamma e saldatore, senza fermarsi. Aveva perso la nozione del tempo), drammaturgo, educatore, insegnante eccetera eccetera.

Infine editore: “Sentieri tra lo scibile, organo interno degli autori autogestiti associati” e il ricco (di idee, eccome) catalogo di “personaledit-genova” (tutto minuscolo per un progetto maiuscolo) piccola casa editrice fatta in casa; lui, Ugolotti a comporre, impaginare, fotocopiare (già) e rilegare libriccini che prendevano strade diverse magari misteriose. Il tutto con l’auspicabile obiettivo di rientrare almeno nelle spese per questa sua combriccola di sodali, sognatori scrittori saggisti poeti, molti poeti.

E lui, O.G., con le sue storie prese dalla quotidianità, autobiografiche e no, senza indulgere a qualsivoglia compiacimento del lettore. La casa editrice prende forma a metà degli anni Ottanta, ho di Ugolotti memoria poco più antica. Villa Serra, Comago, primavera 1978. Festa popolare, qualcosa del genere. Un palcoscenico e una piccola compagnia che recita. In genovese, per lo più.
Né manezzi né ratelle: neanche il solito contesto piccolo borghese della commedia dialettale. Piuttosto un gruppo di famiglia in un inferno operaio, una tragedia proletaria.
Anni dopo mi donò una sua piccola scultura, una colonna sormontata da una sfera su cui un omino cerca su una gamba sola un faticoso equilibrio. Si intitola “Verso il 27 del mese”. Arrivava lo stipendio, il 27, e nei giorni precedenti si tirava la cinghia, ci si barcamenava. Ecco, Ugolotti raccontava la vita quotidiana e la sua normalità, i suoi difetti e sacrifici. Tutto con onestà intellettuale, forza espressiva e dignità. Un grand’uomo.

luigi maioAltrettanto versatile, per non dire eclettico, Luigi Maio (non me ne vorrà se gli ho anteposto Ugolotti), che ho visto nell’ultima mostra alla Sala dei Chierici della Biblioteca Berio, “La Commedia dell’Histoire”. Dante e Stravinsky, insomma, nel settecentenario della morte del primo e nel cinquantenario del secondo.

Maio è un geniaccio, si sa (chi non lo sa se ne accorgerà), musicattore e disegnattore (mi mancava, tutta farina del suo sacco), che dei due traccia nessi, intrecci, collegamenti, diramazioni che si diramano e ramificano fino a finire in altri curiosi e gustosi richiami. Insomma un lavoro fatto bene, in cui ha messo dentro tutte le abilità: musicista, attore, regista, artista (e architetto), poeta.

Divinamente, dunque, scrive:
Nel mezzo di una Tavola imbandita/ Mi festeggiava tanta gente oscura/ Che a me pareva alquanto denutrita!/
E dentro a un pentolon, nella mistura,/ Bollivano Alichino e Calcabrina/ Sprovvisti – ahimè – di carne e di verzura!/
E Crebero, nell’ira sua canina, Essendo ormai i Golosi a dieta stretta,/ Leccava il fango dentro una terrina!/
Lucifero, sognando una ricetta/ A base sol di cacciagione fresca,/ Gustava surgelata la cenetta!!!/
Allegro il Conte della Gherardesca/ Mangiava di Ruggeri la testina/ con grande invidia dell’intera tresca!/
Ciriatto e Schicchi, con aria porcina,/ Seduti se ne stavano insaccati/ E l’un dell’altro aveva l’acquolina!/
Minosse dava spalle agli invitati/ (I morsi suoi di fame eran più gravi)/ E I giri della coda avea addentati/ Piuttosto che cibarsi degli ignavi!”.

L’ultima terzina è allungata, a chiusura di questo sardapanalesco banchetto, in cui si rosolano Ugolino e altri compagni in un sabba di rime, immagini, illustrazioni e fumetti. Una bolgia di immagini, che spettacolo (del resto è Commedia): che roba, Maio, dannazione!

 


stefano bigazzi*Stefano Bigazzi: Genova, 1957. Giornalista.