Scenari artistici - Interviste - Parole Spalancate Frankie hi-nrg mc
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Scenari artistici – Interviste

Scenari artistici – Interviste

SCENARI ARTISTICI – INTERVISTE. Dialoghi con gli artisti partecipanti al Festival Internazionale di Poesia di Genova
Rubrica di Laura Capra*


INTERVISTA A… Ana Blandiana a cura di Laura Capra

COPYRIGHT 2008 ARTISTA PHOTO AGENCY

– Ana Blandiana –
«E io ho gridato furiosa NO
dimenticando che il grido significa vita.»

Da L’orologio senza ore (A. Blandiana, L’orologio senza ore, Ho avuto paura, Elliot Edizioni,
2018, p.45), Scenari artistici – Interviste, si apre oggi ad Ana Blandiana: poetessa e scrittrice,
sostenitrice dei diritti civili in Romania.
La lotta alla comprensione lascia spazio alla dignità ed è il “silenzio” della poesia a donare
ombra al mondo.

 

 

Benvenuta Ana Blandiana, vorrei lasciare a lei la scelta di una frase per aprire questa intervista.
,,Avete mai visto gli occhi di un bambino malato? Gravità, tristezza, lo sconfinato stupore per il dolore che vi si legge? È ciò che ho sempre voluto esprimere in poesia.”

«Non hanno più ombra le parole che hanno venduto la propria anima». L’ombra della parola per lei
L’ombra delle parole è il loro potere di lasciare tracce nelle menti e nelle anime attraverso le quali sono passate. L’ombra dei miei testi, la loro aura oscura o luminosa è il modo in cui vengono letti, imparati a memoria e adottati da coloro che in questo modo sono legati alle mie gioie o sofferenze. La poesia è il tentativo di esprimere l’inesprimibile, tentativo che riesce in quanto si tratta di qualcosa di intenso e di autentico. Nella leggenda medievale tedesca, colui che
vendeva la sua anima al diavolo poteva essere scoperto perché non aveva più ombra.

«[…] Con tutte le forze / corro ancora per trovare il luogo / dove sedermi a terra e contemplare / la linea che separa il male dal bene. / Ma sempre il male smette prima / che ne scopra il confine / e ricomincia prima / di capire fin dove è bene. […]» (A. Blandiana, Il confine, Un tempo gli alberi avevano occhi, Donzelli editore, 2004, p.39). Come inquadrare i diritti civili oggi?
Ovviamente, i paesi del mondo oggi rientrano in varie categorie non solo in termini di potere e interessi economici o militari, ma anche in termini di posizione nei confronti dei diritti umani, che è diventato il criterio dei criteri nel senso che è l’unico dichiarato e costretto a coprire criteri meno onorevoli. A seconda del rispetto dei diritti umani ci sono da un lato „il mondo buono” del pianeta e dall’altro i paesi che non li rispettano, alcuni dei quali del tutto poco frequentabili. I diritti umani violati nei vari stati del mondo sono diversi, ma tra questi la violazione del diritto alla libertà di parola non è solo la più comune, ma anche la più significativa e simbolica, perché una volta esclusa la libertà di confessare, di criticare, di protestare, tutti gli altri diritti possono essere aboliti in silenzio, e d’altra parte la scomparsa di questo diritto è il segno sicuro della nascita di una dittatura. Vorrei soffermarmi sull’evoluzione, più precisamente sul degrado, non in Corea del Nord, Russia o Cina, ma nei paesi del mondo libero, dove gli Stati sono davvero
Stati di diritto ma il degrado avviene attraverso la strana influenza di alcuni punti di vista attuali all’interno della società civile. Mi riferisco, ovviamente, a quella che viene chiamata correttezza politica, una corrente di opinione discendente dall’estrema sinistra tedesca degli anni ’30 i cui rappresentanti dei profughi degli Stati Uniti quando Hitler salì al potere arrivarono a dominare le università americane e a decidere cosa fosse giusto e cosa no, facendo liste di scrittori da
censurare introducendo intimidazioni e paure nelle società libere. Prima dell’89 scrivevo con tristezza che chi ha bisogno di coraggio per essere libero non è libero. Non avremmo bisogno di nuovo di coraggio dal momento in cui chi non rinuncia alla libertà di espressione e al buon senso rischia di essere espulso dallo spazio pubblico?

Mi collego alla literatură de sertar e al suo romanzo Applausi nel cassetto: «[…] Ho voluto vedere cosa significasse prima e ho guardato l’orologio, ma l’orologio si era fermato» (A. Blandiana, Elliot Editore, 2021, finalista al Premio Strega Europeo 2021, p.36) e lo correlo al fraseggio presente ne L’orologio senza ore: «Avevano tolto all’orologio le ore / così come è possibile cavare / gli occhi a un animale / perché non veda più. […]». (A. Blandiana, L’orologio senza ore, p.117). Quando avanza la cecità?
Oggi viviamo in un’epoca in cui le persone, i popoli, gli Stati sembrano essere sempre più ciechi, nel senso che non distinguono più non solo il bene e il male in sé stessi, ma anche in ciò che è buono o cattivo per sé stessi. Dall’ingegneria genetica alla chimica degli alimenti, dall’inquinamento dell’aria all’avvelenamento degli oceani, dal riscaldamento globale alla deforestazione, l’umanità sembra muoversi verso il proprio suicidio, mentre attraverso
movimenti terroristici, dittature e guerre la storia viene costruita male ed è pronta a crollare. La domanda è se sono davvero ciechi o fanno finta di non vedere. I grandi stati democratici del mondo libero non hanno visto Putin bombardare la Cecenia, devastare l’Afghanistan, invadere la Crimea mentre lo si trattava come un partner d’ affari, solo ora che probabilmente è troppo tardi, hanno aperto gli occhi? E Putin è cieco e non vede come, sotto la pressione delle sue ambizioni criminali contro l’umanità, la stessa Russia stia sprofondando nell’oscurità delle maledizioni di
altri popoli?

«[…] la ribellione non viene prodotta perché non ne ha le condizioni soggettive […], ma neanche oggettive […]. Così […] un popolo, che non può essere manipolato, può comunque essere governato facilmente. La libertà interiore si trasforma in condizione e perfino in strumento di sottomissione estrinseca». (A. Blandiana, Applausi nel cassetto, p. 77). Quale la correlazione tra libertà e prigionia?
Diversi anni fa, all’interno del PEN Club rumeno, ho organizzato una conferenza internazionale – alla quale ho invitato ex prigionieri politici dell’Europa dell’Est, ma anche del Portogallo e della Spagna – sul tema „Tra libertà fisica e spirituale”. Con mia sorpresa, le discussioni molto interessanti hanno portato alla conclusione che dopo essere stati imprigionati, perdendo non solo la libertà ma anche la possibilità di ottenere compromessi, si sentivano più liberi quando erano in prigione di quanto non fossero stati fuori dalle mura del carcere, quando erano costantemente
perseguitati dalla preoccupazione di non fare nulla che avrebbe fatto perdere loro il brandello di libertà che ancora avevano, e in questo modo avrebbero perduto il suo contenuto prima che fosse perso. Solo dopo che non avevano più nulla da perdere, confessarono di aver scoperto la libertà interiore, pura, indeterminata dalle circostanze. D’altra parte, dall’interno del terrore, nella mente dei repressi, la nozione di libertà – verso la quale tendono e la cui speranza li mantiene in vita – è un valore infinitamente più vivido e importante di quanto non sia nella mente di coloro che
l’hanno, alla quale si sono abituati, che a loro sembra ovvia. Confrontate la pigra libertà dell’Occidente con la libertà in nome della quale gli ucraini resistono.

«[…] nello studio della direttrice i cassetti pieni di applausi, l’armadio con i nastri magnetici e le cassette su cui essi erano registrati […] e classificati […] di modo che la loro utilizzazione a tempo e luogo opportuno risultasse un’operazione semplice e priva di qualsivoglia rischio. […].» (A. Blandiana, Applausi nel cassetto, pp.213-214). Come si ottengono gli applausi oggi?

La prima cosa che si può dire è che sono molto diversi da quelli di cui ho scritto e, in ogni caso, non sono più obbligatori (che forse nei sogni di Putin). Infatti oggi l’applauso è riservato soprattutto allo sport, all’ arte, anche alla poesia. Non ci sono più politici applauditi. Invece, il numero dei festival di poesia è in aumento, con centinaia o addirittura migliaia di ascoltatori stanchi del materialismo della società dei consumi e alla ricerca di una forma di spiritualità nella poesia (André Malraux ha detto che il XXI secolo sarà religioso o non ci sarà per niente)

«[…] Non ciò che direi in quei manifesti o su quei muri è importante, ma accettare il rischio del gesto della rivolta, la disponibilità a pagare l’ammissione dell’opposizione.» […]. (A. Blandiana, Applausi nel cassetto, p. 263). L’opposizione oggi?
Ora la rivolta e l’opposizione in Romania sono contro la corruzione, in Europa contro il mancato rispetto della propria definizione e tradizione, in America contro il politically correct e il progressismo, in generale contro la stupidità che fa credere che il male sia più redditizio del bene

«Posso salvarti. Un autore può qualunque cosa. […] posso farti crescere le ali, volare, […]». […] «Ogni volo è una fuga» dice […] «E ogni fuga è una sconfitta». […] «Non è vero! […]» comincio a gridare […] «Solo da noi dipende non accettare. […]. Spiega le ali” […] «Che ragione ci sarebbe?» sento ancora. «Non puoi fuggire dal tuo libro…». (A. Blandiana, Applausi nel cassetto, p. 388).  Come si cambia il finale?
Una meravigliosa frase di Einstein afferma: „Ci sono due categorie di persone nel mondo, quelle che non credono nei miracoli e quelle che credono che tutto sia un miracolo”. Io – così come il grande fisico, tra l’altro – appartengo alla seconda categoria. Ad esempio, il modo in cui il male di attaccare l’Ucraina si trasforma davanti ai nostri occhi nella solidarietà del mondo libero, così frammentato finora, e il suo risveglio dalla pigra libertà al comprendere il pericolo rappresentato dalle forze totalitarie post-comuniste.

Perché scrivere poesie oggi, e soprattutto perché leggerle?
Perché scrivere e leggere poesie è una forma di salvezza dalla materialità e dal consumismo che gradualmente ci inghiotte come sabbie mobili. Una volta ho tenuto una conferenza con il titolo „Può la poesia salvare il mondo?" e, per quanto strano possa sembrare, la risposta è sì. Nelle carceri comuniste in Romania, le persone facevano poesie che trasmettevano attraverso muri con il codice Morse per non perdere la testa, e ora il numero dei festival di poesia nel mondo sta crescendo esponenzialmente perché le persone sentono il bisogno di uscire dalla logica
dell’assioma „ il tempo è denaro”. Il tempo è denaro, ma l’eternità non lo è, e la poesia è il nostro accesso all’eternità.

Abbiamo aperto l’intervista con una frase; se volessimo lasciare parlare la parola come significante e come significato, cosa ci direbbe oggi?
„Lo scrittore non è il creatore, ma il testimone del mondo attraverso il quale passa. Se fosse stato creato dai poeti, il mondo sarebbe stato completamente diverso.”

Grazie Ana Blandiana


laura capra* Laura Capra, è nata a Genova ed è specializzata nei settori risorse umane e comunicazione. Ha pubblicato la raccolta di poesie Nero Fittizio (Puntoacapo editore, 2020)