Scenari artistici - Interviste - Parole Spalancate Maria Grazia Calandrone
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
1969
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Scenari artistici – Interviste

Scenari artistici – Interviste

SCENARI ARTISTICI – INTERVISTE. Dialoghi con gli artisti partecipanti al Festival Internazionale di Poesia di Genova
Rubrica di Laura Capra*


INTERVISTA A MARIA GRAZIA CALANDRONE a cura di Laura Capra

maria grazia calandrone

Foto di Chiara Pasqualini

– Maria Grazia Calandrone –

«Senza difese, torni
Vita che splende.
Senza difese, splendi come vita»

Dall’ultima pagina del libro Splendi come vita (Ponte alle Grazie, 2021 – finalista Premio Strega), Scenari artistici – Interviste, si apre oggi a Maria Grazia Calandrone: poetessa, scrittrice, giornalista, attivista, drammaturga, artista visiva, insegnante, autrice e conduttrice Rai.

La necessità è nella costruzione. Il gesto del singolo può divenire massa e apportare un contributo nel mondo. L’etica è nella poesia laddove diviene credo e il ricordo l’orizzonte velato e conquistato divenuto percorso. Siamo in ciò che dobbiamo essere, in ciò che dobbiamo ancora fare affinché ci si possa aprire al sociale; la compassione diviene sentire insieme. La poesia è resistenza, che fa dell’accoglienza, la propria casa.

Benvenuta Maria Grazia, nell’accoglierti al dialogo in questo spazio per certi versi metafisico, vorrei lasciare a te la scelta di una frase per aprire questa intervista
La migliore soluzione sarebbe fare almeno un po’ di silenzio, del quale credo abbiamo tutti molto bisogno. Ma, poiché si tratta di un’intervista, do anch’io il mio benvenuto, a te e a chi leggerà.

La tua prima partecipazione al Festival Internazionale della Poesia di Genova fu nel giugno 2009, sono trascorsi differenti anni e ti domando: quale suono, immagine, parola, poi divenuto ricordo, associ all’edizione del festival?
La camicia rossa che indossavo e che, col tempo, è diventata uno stile. E poi le immagini luminose della mostra che avevo intorno.

Sei poetessa affermata, ma nella tua carriera molti ruoli si sono avvicendati e tutt’oggi convivono; in riferimento a questi, mi piacerebbe chiederti da quale punto di vista sceglieresti di descrivere l’attuale situazione storica
Credo che quello della poesia sia uno sguardo biologico, senz’altro esistenziale, dunque è lo sguardo che scelgo per compiere qualunque azione, inclusa quella di descrivere il mondo. L’attuale situazione fa fortissimo attrito con l’idea di mondo giusto che abita alcuni fra i poeti, guidati dal linguaggio.

Soffermandoci sul valore della parola: possiamo vestirla? Mi sovviene il tuo concetto «la poesia è anarchia»
Anarchia nel senso di libertà. La poesia fa quello che vuole, della lingua. Chi la scrive non può che obbedire.

Il tuo ultimo libro, Splendi come vita, opera tra le 12 candidate al Premio Strega, nasce a poco più di un anno dalla raccolta in versi, Il giardino della gioia (Mondadori-Lo Specchio, 2019), affermi sia nato in pochissimo tempo poiché era lì da sempre. I ricordi che permeano il libro, in questo ritratto che non è solo materno, trasportano il lettore in un dialogo diretto, compassionevole, ma non vittimistico. In qualche modo si potrebbe affermare che «Niente come la vita luccica e splende contro il fondale buio dell’Universo, chiede al buio meraviglia» (Splendi come vita, p. 158), senza vi siano né vittime né carnefici, ma unicamente per ciò che è?
Credo che accettare la realtà della nostra vita per quello che è – o crediamo che sia – sia la più utile forma della maturità. Con questo non voglio assolutamente dire che non sia necessario, anzi indispensabile lottare per cambiare le cose, ritengo infatti che inseguire l’utopia sia fondamentale per vivere, ma bisogna sapersi fermare, non sbattere più di una volta contro una porta chiusa.

Quanto le nostre origini, i ricordi, il credo, gli ideali e la volontà possono direzionare il percorso dell’individuo e donare gli strumenti? Penso al percorso compiuto dai tuoi genitori biologici e adottivi narrato nel libro, ma penso anche alla tua attività nelle scuole, nelle carceri, nelle associazioni, organizzazioni.
Non sono sicura di aver capito bene la domanda. Se mi chiedi quanto peso abbiano prima le origini (che non decidiamo noi) e poi la volontà (in genere nostra) nella formazione di un individuo, credo a una prevalenza del caso, che ci fa nascere in un determinato contesto spaziotemporale. Il resto è una nostra scelta, se siamo nelle condizioni di scegliere. Ma, per puro caso, molte vite sono prive di possibilità. Un esempio concreto: se mia madre biologica non si fosse uccisa e fossi cresciuta nelle campagne molisane, chi sa se sarei diventata poetessa. Se Einstein fosse nato in un paese del così detto Terzo Mondo, quanto avrebbe dovuto faticare già solo per studiare? Per la crescita equilibrata dell’umanità ritengo perciò indispensabile dare a tutti le stesse opportunità sociali e culturali. Chi sa quanti geni potenziali concludono la propria vita senza offrire i doni che avrebbero potuto offrire, se messi nelle condizioni di farlo.

Riflettendo sul tuo fraseggio «Il mondo arde, tridimensionale. Visto da questo tempo, il mondo in sé sconvolto dalla sua ultima, disperata, violentissima e per ciò inutile, richiesta di libertà» (Splendi come vita, p.135), siamo nelle condizioni di poter udire la richiesta di libertà del nostro mondo?
Credo che, in questo momento, il nostro mondo occidentale più che libertà chieda lavoro e giustizia sociale. La richiesta di libertà si è spostata nei luoghi di guerra e di oppressione, ed è una richiesta di libertà più radicale, non espressiva come era la nostra. Penso alle testimonianze portate nelle pagine da poetesse come Claudia Rankine, Warsan Shire o Forough Farrokhzad. L’Occidente si è invece accomodato davanti agli schermi e temo che questa pandemia peggiorerà la situazione, anziché rivelare i piedi d’argilla del gigante capitalista e la sua arida solitudine.

Quale significato correli al termine rivoluzione esistenziale?
Un radicale cambio di punto di vista, che può avvenire o a causa di un grande dolore o grazie all’amore. Auspichiamo la seconda situazione, per quanto terremotante.

Il concetto di responsabilità nell’essere artisti: quanto diviene importante l’interpretazione altrui della propria opera? Mi sovviene il tuo concetto «la poesia è evocazione del linguaggio e non comunicazione»
Evocazione di un linguaggio comune originario, sì. Io sono molto grata se le mie parole vengono interpretate alla luce della biografia di chi legge e, magari, fanno compiere un piccolo spostamento di prospettiva. Mi sembra un risultato potentissimo.

«Le parole non servono a niente/Abbiamo solo il tempo della vita, mamma./Nient’altro./Mi posso mettere vicino a te?» (Splendi come vita, p. 216); riflettendo sul concetto di vicinanza, che ruolo assume nel mondo attuale? È temuta?
Credo lo sia sempre stata. L’altro è sempre appunto altro e, per ciò stesso, potrebbe rappresentare un pericolo. Per fortuna, però, siamo animali sociali e abbiamo bisogno del nostro branco. L’attuale sofferenza planetaria ce lo sta dimostrando.

Vuoi anticiparci in merito ai tuoi progetti prossimi?
Grazie alle apparizioni televisive mi è arrivata una valanga di notizie inattese sui miei genitori biologici. Credo che mi muoverò nella loro direzione.

Abbiamo aperto l’intervista con una frase; se volessimo lasciare parlare la parola come significante e come significato, cosa ci direbbe oggi?
Compassione

Grazie Maria Grazia.
Grazie a te, Laura.

 

Nota biografica
Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, insegnante, autrice e conduttrice Rai (ultimo ciclo: Esercizi di poesia), regista per «Corriere TV» dei videoreportage sull’accoglienza ai migranti “I volontari” e “Viaggio in una guerra non finita”, su Sarajevo. Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche, carceri, DSM. Premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli per la poesia, Bo-Descalzo per la critica letteraria. Ultimi libri Serie fossile (Crocetti 2015, Feltrinelli 2020), Gli Scomparsi – storie da «Chi l’ha visto?» (Pordenonelegge 2016), Il bene morale (Crocetti 2017), Giardino della gioia (Mondadori 2019), Fossils (SurVision, Ireland 2018), Sèrie Fòssil (Edicions Aïllades, Ibiza 2019), l’antologia araba Questo corpo, questa luce (Almutawassit Books, Beirut 2020) e il romanzo Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021 – finalista Premio Strega). Porta in scena il videoconcerto Corpo reale. Ha curato la rubrica di inediti «Cantiere Poesia» per «Poesia» (Crocetti). Sue sillogi compaiono in antologie e riviste di numerosi paesi. www.mariagraziacalandrone.it

 


laura capra* Laura Capra, è nata a Genova ed è specializzata nei settori risorse umane e comunicazione. Ha pubblicato la raccolta di poesie Nero Fittizio (Puntoacapo editore, 2020)