Polipoesia e dintorni - Parole Spalancate Patrizia Vicinelli
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Polipoesia e dintorni

Polipoesia e dintorni

POLIPOESIA E DINTORNI
Rubrica a cura di Enzo Minarelli*


CHI HA PAURA DI PATRIZIA VICINELLI?

patrizia vicinelliParafrasando il noto dramma americano, siffatto titolo richiama l’attenzione su una figura che ha segnato la storia della sperimentazione letteraria del secolo passato.

Non si può ridurre la sua ricerca svolta a tutto campo, dalla poesia visuale a quella scritta, dalla performance al video, dentro il ristretto alveo della scrittura al femminile. Il suo contributo appare oggi, a distanza di oltre trent’anni della sua improvvisa scomparsa, a tutto tondo, ovvero un instancabile, inquieto brulicare dentro i meandri della mente per esplorare quelle zone oscure, represse, giudicate, a torto, irraggiungibili.
Il visitatore che si appresta a visitare la mostra romana deve essere paziente ed esibire disponibilità per entrare in punta di piedi nel caleidoscopico laboratorio di Patrizia. Si parte dalla parola scritta attraverso una stesura solida e sintetica il cui massimo pregio è l’autenticità, una freschezza immediata che arriva pura e diretta al lettore, qualsiasi sia il tema affrontato.

Accanto alla scrittura, ben documentato nella bianca sala espositiva, l’aspetto performativo che le consentiva di dar libero sfogo a quella voce, dolcemente rauca che la connotava da sempre. Anche in performance si affidava al potere taumaturgico della parola che sapeva indirizzare nei modi e nei tempi giusti.
Ricordo una delle sue ultime performance presso i Musei Civici di Reggio Emilia, nell’estate del 1989 quando Ivano Burani organizzò una kermesse di poeti sonori per omaggiare l’appena scomparso Adriano Spatola, Patrizia eseguì un’indimenticabile estratto da Il trionfo del metadestino. Durante quella stessa serata, mi colpì un suo intervento vocale su musica, meglio sarebbe dire, a-musica di Philip Corner, perché relegando il tratto musicale in secondo piano, faceva brillare di luce propria la stella della voce, incarnando alla perfezione quello che è il punto 6 del Manifesto della Polipoesia.
Ho conosciuto Patrizia nei primi anni Ottanta grazie ad Armando Adolgiso, allora valente capostruttura di Rai Radio Uno, credo alla GAM di Bologna dove presentava in anteprima un mio lavoro sonoro da lui commissionatomi. Ho vari ricordi, ma scelgo il seguente perché emblematico: ci ritrovammo a Ravenna in un party privato entrambi invitati da un comune amico, eravamo alla metà degli anni Ottanta, era appena uscita l’ennesima antologia di poesia italiana, chiacchierando seduti vicini su un comodo divano, le facevo notare né lei né tanto meno io, eravamo compendiati in quel volume, e lei, guardandomi fisso negli occhi, “Enzo, ricordati che è un grandissimo onore non comparire in antologie come questa!”.

Aritmici/Chi ha paura di Patrizia Vicinelli, MACRO, Roma, 11 novembre 2021-27 febbraio 2022.
(Materiali provenienti dall’Archivio Patrizia Vicinelli, dall’Associazione Culturale Alberto Grifi, dall’Archivio Daniela Rossi, dalla Collezione Giuseppe Garrera e dall’Archivio 3ViTre di Polipoesia)

 


minarelli*Enzo Minarelli è nato nel 1951 (laureato con tesi di psicolinguistica all’Università di Venezia) si occupa di poesia e delle sue praticabili aperture verso il suono, la scrittura, il video e lo spettacolo, sin dagli anni Settanta. Il suo Manifesto della Polipoesia è del 1987, tentativo di teorizzare lo spettacolo di poesia sonora. Suoi interventi polipoetici sono stati eseguiti in Europa, Canada, U.S.A., Messico, Cuba e Brasile.