Poevisioni - Parole Spalancate In morte di Franco Battiato
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Poevisioni

Poevisioni

POEVISIONI. Il cinema ritrovato
Rubrica di Maurizio Fantoni Minnella*


IN MORTE DI FRANCO BATTIATO
O DELLA DIALETTICA TRA ARTE COLTA E ARTE POPOLARE

battiatobattiatobattiatoE’ morto Franco Battiato.
Aveva 76 anni. E’ morto nella sua casa alle pendici dell’Etna. Si è detto che con lui se ne va un grande artista della musica italiana.
Ed è vero, almeno in parte, se lo si sappia situare in una dimensione corretta, ossia quella di un autore poliedrico, capace di passare con disinvolta bravura, dalla sperimentazione musicale alla canzonetta, all’opera lirica e di nuovo alla canzonetta, tuttavia pur sempre ancorato a una pop music diremo “acculturata”, tale, appunto, da renderla “interessante” anche per un pubblico di palati fini (molto chic e poco radical), oltre che al grande pubblico a buona parte di critici musicali. Ma se il coro degli entusiasti è pressoché quasi unanime, esistono pur sempre voci che osano dissentire. Una di queste, la più nota, a parte il vecchio giudizio negativo sui testi delle sue canzoni, formulato da Dario Fo, è quella di una scrittrice, Michela Murgia, colpevole fin da subito di avere osato criticare il Maestro fin dentro la sua “creazione”, e ribadirlo, perfino, il giorno della sua scomparsa, proprio mentre si innalzava il coro degli entusiasti. La sua colpa è di avere affermato che canzoni come Cucurucucù Paloma non significano niente, sarebbero da “finto intellettuale”, né tantomeno i testi presenti nelle sue canzoni (alcuni dei quali scritti da Fleur Jaeggy), così decontestualizzati da non avere altrettanto significato. Immediatamente si è rovesciato un diluvio di insulti o di pseudo critiche in difesa dell’artista catanese, a detrimento della credibilità della scrittrice.
Esprimere riserve o critiche argomentate su figure che hanno ottenuto, nel tempo, una propria consacrazione di massa, è diventato, in questo paese, non soltanto pericoloso, ma del tutto sconveniente, quasi quanto permettersi di mettere in dubbio la convinzione ormai crescente che le canzoni dei cantautori non sono poesia, che il graphic novel è una semplificazione dell’arte del romanzo, o ancor peggio, criticare le politiche del governo d’Israele!… Il rischio vero è il dileggio o la scomunica.
Un diktat estetico di matrice populista sembra ormai essersi imposto su tutti i parametri della cultura, certamente un riflesso della fine dell’egemonia culturale della sinistra italiana. E dunque, ecco “scendere in campo”, (la metafora calcistica non è più soltanto berlusconiana, ma è purtroppo ormai generalizzata!…) in un’azione congiunta, figure autorevoli della cultura e anonimi commentatori in perfetto stile facebook. Inoltre, non si risparmiano apprezzamenti apologetici del tipo: “la musica di Battiato proviene dalle sfere celesti”, (solo per fare un esempio tra le tante amenità udite e lette). Qualcuno cita perfino, in difesa del “canzonettismo” di Battiato che piace a tutti donando felicità a chi lo ascolta, il grande Umberto Eco quando affermava che “il vero classico e universale è il best-seller del proprio tempo”. E’, tuttavia, dubitabile, che un’intelligenza come la sua avrebbe potuto esprimere un pensiero così parziale e quantomeno errato se, ad esempio, venisse rapportato ai grandi scrittori del ‘900, se non per il fatto che il suo romanzo Il nome della rosa, fosse diventato un best-seller mondiale.

Il ragionamento della Murgia, pur condivisibile, difettava, forse, di incompletezza, ossia nel fatto di avere omesso un elemento essenziale, quello musicale, e la sua diretta relazione con la natura, spesso intellettuale dei testi, evocanti luoghi lontani, migrazioni di popoli, “gesuiti euclidei”, antiche sapienze orientali e quant’altro che, sebbene facciano pensare che Battiato fosse uomo di fini letture, oltre che viaggiatore e perfino regista cinematografico con lavori talora discutibili, non risolvevano affatto la questione relativa al risultato estetico dell’insieme della sua opera che, come si sa, comprende anche opere liriche come Gilgamesh e Telesio le quali, pur rivelando un magistero compositivo generalmente estraneo all’universo del pop e del rock, fatte salve alcune eccezioni (si ricordi, ad esempio, l’opera di Roger Waters, Ca ira, 2005), ricalcano pur sempre in maniera regressiva, ma forse, intenzionalmente inattuale, modelli pucciniani e verdiani.
La relazione tra i suoni, i tessuti armonici e ritmici creati dal cantante-compositore e i testi quasi sempre piuttosto pretenziosi, si traduceva spesso in un kitsch volontario e sapientemente ricercato per la gioia del grande pubblico. Quello che, nella nuova vulgata estetica, ormai sancisce il valore e magari anche la durata di un’opera. Questa sua vocazione, infine, ad essere maître à penser della cultura di massa equivale al passaggio, peraltro perfettamente riuscito, dalla sperimentazione musicale dei primi cinque album (incluso l’inascoltabile Telaio magnetico), ad un mainstream orecchiabile e citazionistico, laddove la sua musica ha continuato a correre sul doppio binario dell’intellettualismo pretenzioso e dell’ammiccamento ai ritmi della canzone leggera.
Ma al di là del giudizio su ogni suo singolo lavoro, viene d’obbligo spingersi più in là, ovvero chiedersi perché mai, oggi, il legittimo esercizio della critica e del dissenso siano stati progressivamente vanificati dalla pratica del consenso di massa, ossia dell’asservimento alla ragione della maggioranza, dei suoi gusti e delle sue scelte, spesso indotte dalle dinamiche interne ad un mercato globale che trova del tutto legittimo “imporre” attraverso una pubblicistica tanto più autorevole quanto compiacente, un’idea di arte popolare che annulli le differenze tra alto e basso, tra cultura e intrattenimento, e che, insomma, identifichi nell’opera di Franco Battiato, uno tra i suoi esempi più autorevoli.


Fantoni Minnella*Maurizio Fantoni Minnella è uno scrittore, saggista e documentarista italiano. Instancabile viaggiatore, ha realizzato oltre trenta documentari su biblioteche nel deserto, lavori notturni, problematiche mediorientali, storie di quotidiana resistenza e molti altri universi sociali, culturali, umani.