Parole sulla soglia - Parole Spalancate Milk wood - Dylan Thomas
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Parole sulla soglia

Parole sulla soglia

PAROLE SULLA SOGLIA
Rubrica di Daniela Bisagno*


MILK WOOD – DYLAN THOMAS

milkwood“Milk Wood” (“Bosco di latte”) è un dramma radiofonico di Dylan Thomas, pubblicato da Einaudi nella “Collezione di teatro”, con la traduzione di Enrico Testa. In realtà, il titolo originale suona “Unter Milk Wood”, ma il traduttore ha preferito optare per questo nuovo titolo, in quanto – lo spiega egli stesso nella prefazione –, «il testo è incentrato su un toponimo che, seppur immaginario, non va, come tutti i nomi di luogo, tradotto». Se non fosse una parola troppo impegnativa, direi che, con “Milk Wood”, Dylan Thomas si è avvicinato alla verità e alla sua terra, se pensiamo alla terra della verità come all’eden “un po’ sporchino” – Llaregub, il nome della cittadina costiera, nel Galles, in cui si svolgono i fatti – dove non si è del tutto buoni (puri) o del tutto cattivi (impuri) e dove – lo esprime alla perfezione il toponimo di questo luogo «dalle pareti porose», scorie di santità, di purezza, si mischiano con quanto, alla luce di un certo codice morale, è considerato aberrante e degno di stigma, cioè “impuro”.

Così, appare del tutto naturale che, in questo mondo, dove tutto si mischia come nell’acqua, i vivi siano a tal punto vicini ai morti, da conversare con loro; il sogno tanto prossimo alla veglia, da intramare, con le sue intermittenze, il linguaggio, o piuttosto il dialetto onirico e il comportamento di tutti i personaggi. Che sono figure liquide, inafferrabili come anguille, al pari dei loro ascendenti diretti, i bizzarri “eroi” dei romanzi di Lewis Carroll, di Charles Dickens, di cui Dylan Thomas ha, fin troppo scopertamente, raccolto l’eredità (con un “di più” di grazia poetica inseparabile da quel sogno d’innocenza che è, in lui, il sogno e il segno della poesia), ma soprattutto innocenti. La loro stranezza è direttamente proporzionale alla loro innocenza che è, come quella del bambino – e al contrario di quanto continua a raccontarci un certo mito di un’infanzia tutta candore, senza scorie, che ha resistito persino alle scoperte freudiane – totalmente (e fortunatamente) impura, promiscua, non meno della morte. E forse non è caso – mi viene da pensare – che il latte, da cui deriva, quasi per emanazione, il titolo di questo dramma, cioè il primo alimento dell’uomo, facesse parte, nell’antichità, del corredo di offerte rituali riservate ai defunti.

Ma soprattutto questo testo, e la prefazione che lo introduce e lo annuncia, è un utilissimo, prezioso aiuto per leggere la poesia di Enrico Testa. Cosa che forse – ho la presunzione di pensare – sarebbe più difficile, senza gettare lo sguardo su questa quotidianità cosparsa di meraviglie, di linguaggi “senza nome proprio”, di barbarismi mirabili e portentosi, cioè di “glosse”, in senso paolino, che sono come dita di latte posate sulle labbra, come le parole interstiziali, pronunciate sulla soglia fra un luogo e un altro, fra un tempo e un altro, dagli abitanti di questo villaggio sul mare: Llaregub. Un luogo inventato, certo, e tuttavia (almeno per me) assai più vero e “familiare” di quanto siamo disposti a credere.

 


daniela bisagnoDaniela Bisagno è nata a Genova dove vive e lavora. Saggista e critica letteraria, si occupa prevalentemente di poesia. Ha scritto saggi, fra gli altri, su Cesare Pavese, Elsa Morante, Furio Jesi, Enrico Testa, Cesare Viviani, Massimo Morasso, Giancarlo Pontiggia, Roberto Mussapi, Rossella Maiore Tamponi. È autrice di due monografie critiche: La parola della madre. Traduzione e commento dei “Poemata Christiana” di Giovanni Pascoli (Jaca book, 1998) e L’orma dell’angelo. Saggio sulla poesia di Cesare Viviani (Interlinea, 2010). Una sua scelta di versi è stata pubblicata sull’almanacco di poesia “Punto” (marzo 2016); un’altra è comparsa sull’antologia, Genova. Omaggio in versi, a cura di Tamar Niederdorf (Bertoni editore, 2019).