Orlo del fastidio - Parole Spalancate Orlo del fastidio
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
1775
post-template-default,single,single-post,postid-1775,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,paspartu_enabled,paspartu_on_bottom_fixed,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-13.2,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.5,vc_responsive
 

Orlo del fastidio

Orlo del fastidio

Orlo del fastidio
Rubrica di Claudio Pozzani*


SPERIAMO SIANO FUORI DI TESTA E DIVERSI DA LORO

E se il primo segno di risveglio venisse proprio da quel simbolo del conservatorismo culturale e dei costumi che è il Festival di Sanremo?
La vittoria dei Måneskin, del rock SUONATO per davvero e con energia è assolutamente in controtendenza rispetto alla musica mainstream che è il trap e il suo insopportabile e nocivo autotune (spero che Cher non dorma di notte pensando alle devastazioni che ha portato il suo hit “Believe”).

E’ la rivincita della musica che ha bisogno di un pubblico vero, di suoni veri, di sudore e sangue, di sale-prova e palchi nei quali schitarrare e scatarrare, contro la musica di plastica che puoi fare nella tua cameretta con un pc e qualche loop e che per vivere può starsene anche solo nel mondo virtuale, fatta di voci ogm, di testi da bimbiminkia, di batterie sintetiche dagli irritanti suonini liofilizzati.
Intendiamoci: i Måneskin, con le loro tutine griffate Etro e la loro parabola più da reality che da cantinaccia, nell’epoca d’oro del rock sarebbero stati presi in giro e a calci dai veri rocker, ma se la loro vittoria a Sanremo resuscitasse la vera musica a discapito di quelle ciofeche inascoltabili che troneggiano su Spotify, Instagram e YouTube e i più giovani tornassero a pestare batterie, grattuggiare chitarre e urlare, forse ci sarebbe una luce in fondo al tunnel.

A Sanremo ha vinto la musica di 40/50 anni fa, dei vecchi boomer, figlia (e forse plagiata) dei riff dei Kinks, Led Zeppelin e vari discendenti Iron Maiden, AC/DC, Nirvana, Audioslave, ecc ecc.
Dopo essere la prima generazione a essere più ignorante e povera di quella precedente, quella attuale è anche la prima a produrre una musica più soporifera e reazionaria di quella dei loro genitori nonché un’arte più castigata. Sarebbe il momento giusto per iniziare un cambiamento
A Sanremo è successo anche qualcos’altro di inedito: negli anni ’60-’70 (cioè nell’epoca d’oro del rock) al Festival vincevano Nicola Di Bari, Claudio Villa, Peppino di Capri, Iva Zanicchi, vale a dire quanto di più conservatore ci fosse.

Il rock non ha mai vinto, se non ora, quando è praticamente sparito, le industrie di chitarre elettriche sono in crisi, le sale-prova sono quasi scomparse, i locali con musica dal vivo sono rarità.
I Måneskin sono rocker leccatini e all’acqua di rose, ma sono comunque portatori sani di virus musicale in questa odierna camera sterilizzata di robottini vocali omologati e di pseudo-gangsta che nei caruggi degli anni ’70 sarebbero durati due giorni prima di scappare via dalla paura.
Detto questo, se da un lato la mia parte più ottimista e utopista intravede i possibili segni di un’inversione di tendenza nei gusti delle nuove generazioni, dall’altro il mio disincanto frutto di decenni da outsider mi rende più cinicamente realista: l’attualità in tutti i suoi comparti è talmente di così basso livello creativo, etico ed estetico da farmi esultare per minimi sussulti come questo.
Che tristezza dover dividere la Terra con certi parassiti senza dignità, con gente infame, che non sa cos’è il pudore (cit. Battiato), ma per fortuna siamo (ancora) fuori di testa ma diversi da loro.
Da 60 anni.

 


claudio pozzani*Claudio Pozzani è poeta e flâneur.
Fa sogni ad occhi aperti fin da quando era bambino e tenta di realizzarli.