12 Mar L’orlo del fastidio
L’ORLO DEL FASTIDIO
Rubrica di Claudio Pozzani*
LA MASSA CRASSA
La cultura per le masse è un’idiozia
la fila coi panini davanti ai musei mi fa malinconia
(Giorgio Gaber, La razza in estinzione, 2001)
Quando finirà la pandemia finalmente si potrà tornare nei musei, nei siti archeologici.
Ma ricordiamoci com’era prima: la bellezza, la magia e l’unicità di questi luoghi non sono gli elementi principali: la cosa di gran lunga più importante è esserci, come se la nostra semplice presenza in quei posti potesse testimoniare la nostra profondità di pensiero, sensibilità d’animo, amore verso la cultura e l’arte, in una parola la nostra non-mediocrità.
Purtroppo (o per fortuna) non è così, vale la pena ricordarlo.
La massificazione della cultura non ha portato solo a una (per certi versi salvifica) desacralizzazione delle élite culturali, anzi!
Mi fa gaberianamente tristezza vedere un museo preso d’assalto da individui dalle espressioni stolide in bermuda e sandali che si strafogano di panini bisunti e bibite ruttifere, che guardano di continuo lo smartphone perché (“che palle! ma che fastidio può dare la suoneria a un quadro?”, giuro, l’ho sentita!) nelle sale espositive bisogna silenziarlo.
Ma dalla tristezza passo a pensieri meno compassionevoli quando li vedo andare dritti a vedere solo sculture o dipinti “famosi” e non degnarli neanche di uno sguardo, impegnati come sono a farsi un autoscatto con l’espressione da fighi sotto pettinature imbarazzanti o con il capino reclinato e sorrisino da velina stupida.
E poi via, verso il negozio del museo a comprare i regalini…
Questi soggetti potranno andare in tutti i musei del mondo, ma non gli resterà attaccato neanche un polline di cultura, di magia o di bellezza da trasmettere ai loro figli.
E che bello, uscendo dal museo, correre verso l’hotel per scaricare le foto e metterle sul profilo Facebook cercando di accompagnarle con didascalie più spiritose possibili!
Ah, ci fosse un telecomando per cambiare canale e non vederli più…
*Claudio Pozzani è poeta e flâneur.
Fa sogni ad occhi aperti fin da quando era bambino e tenta di realizzarli.