Entremeses - Parole Spalancate José Watanabe Varas
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Entremeses

Entremeses

ENTREMESES
Rubrica di Mayela Barragán


DUE POESIE DI JOSE  WATANABE VARAS

cosas del cuerpoNel numero del mese scorso di “Entremeses” è apparsa la mia intervista con l’illustratrice Issa Watanabe, una delle figlie del poeta peruviano di origine giapponese José Watanabe Varas.

Alla mia domanda “Qual è la poesia di suo padre che le piace di più?” mi ha risposto che in assoluto ama l’intera antologia “Cosas del cuerpo” (Cose del corpo, 1999), è di questa, in particolare, predilige dal punto di vista formale due poesie: El lenguado (La sogliola) e Animal de invierno (Animale d’inverno).

Il giorno dopo la nostra conversazione, Issa Watanabe mi ha inviato, per posta elettronica, le due poesie che ho tradotto e che ora propongo ai lettori.

El Lenguado 
Soy
lo gris contra lo gris. mi vida
depende de copiar incansablemente
el color de la arena,
pero ese truco sutil
que me permite comer y burlar enemigos
me ha deformado. He perdido la simetría
de los animales bellos, mis ojos
y mis narices
han virado hacia un mismo lado del rostro. soy
un pequeño monstruo invisible
tendido siempre sobre el lecho del mar.
Las breves anchovetas que pasan a mi lado
creen que las devora
una agitación de arena
y los grandes depredadores me rozan sin percibir
mi miedo. El miedo circulará siempre en mi cuerpo
como otra sangre. Mi cuerpo no es mucho. Soy
una palada de órganos enterrados en la arena
y los bordes imperceptibles de mi carne
no están muy lejos.
A veces sueño que me expando
y ondulo como una llanura, sereno y sin miedo, y más
grande
que los más grandes. Yo soy entonces
toda la arena, todo el vasto fondo marino.

La sogliola

Sono
il grigio contro il grigio. la mia vita
dipende dal copiare instancabilmente
il colore della sabbia,
ma quel sottile trucco
che mi permette di mangiare e burlare i nemici
mi ha deformato. Ho perso la simmetria
degli animali belli, i miei occhi
e le mie narici
hanno virato verso uno stesso lato del volto. sono
un piccolo mostro invisibile
sempre disteso sul letto del mare.
Le brevi acciughe che mi passano accanto
credono di essere divorate
da un tumulto di sabbia
e i grandi predatori mi sfiorano senza percepire
la mia paura. La paura circolerà sempre nel mio corpo
come un altro sangue. Il mio corpo non è molto. Sono
una manciata di organi sepolti nella sabbia
e gli impercettibili bordi della mia carne
non sono molto distanti.
A volte sogno che mi espando
e ondeggio come una pianura, serena e senza paura, e più
grande
della più grande. Io sono quindi
tutta la sabbia, tutto il vasto fondale marino.

 

Animal de invierno

Otra vez es tiempo de ir a la montaña
a buscar una cueva para hibernar.
Voy sin mentirme: la montaña no es madre, sus
cuevas
son como huevos vacíos donde recojo mi carne
y olvido.
Nuevamente veré en las faldas del macizo
vetas minerales como nervios petrificados, tal vez
en tiempos remotos fueron recorridos
por escalofríos de criatura viva.
Hoy, después de millones de años, la montaña
está fuera del tiempo, y no sabe
cómo es nuestra vida
ni cómo acaba.

Allí está, hermosa e inocente entre la neblina, y yo
entro
en su perfecta indiferencia
y me ovillo entregado a la idea de ser de otra
sustancia.

He venido por enésima vez a fingir mi resurrección.
En este mundo pétreo
nadie se alegrará con mi despertar. Estaré yo solo
y me tocaré
y si mi cuerpo sigue siendo la parte blanda de la
montaña
sabré
que aún no soy la montaña.

Animale d’inverno

Ancora una volta è tempo di salire su in montagna
a cercare una grotta per ibernare.

Vado senza mentire a me stesso: la montagna non è una madre, le sue
grotte
sono come uova vuote dove raccolgo la mia carne
e dimentico.
Nuovamente vedrò nelle pendici del massiccio
venature minerali come nervi pietrificati, forse
in tempi remoti erano attraversate
dai brividi di una creatura vivente.
Oggi, dopo milioni di anni, la montagna
è fuori dal tempo, e non sa
come è la nostra vita
né come finisce.

Eccola lì, bella e innocente nella nebbia, ed io
entro
nella sua perfetta indifferenza
e mi raggomitolo arreso all’idea di essere di un’altra
sostanza.

Sono venuto per l’ennesima volta a fingere la mia resurrezione.
In questo mondo di pietra
nessuno si rallegrerà del mio risveglio. Sarò solo io
e mi toccherò
e se il mio corpo continua ad essere la parte morbida della
montagna
saprò
che non sono ancora la montagna.

Jose watanabeJosé Watanabe Varas (Laredo 1945 – Lima 2007). Poeta, disegnatore grafico, direttore artistico, costumista, drammaturgo, scrittore di libri per l’infanzia, nonché sceneggiatore per il cinema e la televisione. Nel 1985, insieme al regista Francisco Lombardi, ha curato l’adattamento cinematografico de La Città e i cani (1963), il primo romanzo del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. Ha vinto molti premi letterari sia nel suo Paese, sia all’estero, ed è considerato una voce imprescindibile della poesia contemporanea peruviana. Nel 2005 il cantautore rock, produttore musicale e antropologo Rafa Ráez ha musicato alcune sue poesie dando vita all’album “Pez de Fango”.

 

 



mayelabarragan*Mayela Barragán
è nata nelle Ande del Venezuela. Nel 1989 è arrivata a Genova per amore. Ha vissuto in diversi paesi del Medio Oriente e del Maghreb. E’ giornalista, traduttrice e accompagnatrice interculturale di “Migrantour Genova”. Collabora con “Il Corriere di Tunisi”. Esperta di temi latinoamericani e, in particolare, della regione di confine tra il Venezuela e la Colombia.