Entremeses - Parole Spalancate Ruben Carrasco rock e street art
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Entremeses

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ENTREMESES
Rubrica di Mayela Barragán


SERENATAS, RANCHERAS E ROCK MESSICANO

ruben carrasco

(foto di Bianca Lecompte)

“Poiché Dio non poteva essere ovunque, ha fatto le madri” dice un noto proverbio del Messico e il 19 maggio scorso ho voluto parlare sulla “Festa delle mamme” con il messicano Rubén Carrasco, perché in molti paesi dell’America Latina regna la tradizione di festeggiarle con la musica dei Mariachis. Rubén Carrasco non è un musicista. È, invece, un famoso artista della Street Art, nato a Puebla e residente a Montreal, in Canada; lo conosco da quando, dipingendo il pilone N. 82 della Strada Sopraelevata a Genova, diede il via al Progetto “Walk the line – Quando l’arte colora la città”. L’evento si era tenuto nel capoluogo ligure nell’ambito della 22ª edizione del Festival Internazionale di Poesia del 2016 e in quell’occasione l’avevo intervistato per la rivista digitale Letralia.

L’artista messicano, che è sempre in giro per il mondo a dipingere murales, si trovava a Montreal: ho potuto dialogare con lui tramite la video chiamata di Facebook:
«Facevi delle serenate a tua madre quando eri ragazzo?» gli ho chiesto subito sapendo che avrebbe riso della mia domanda.

«Certamente – mi ha risposto sorridendo – ed è stato tra l’altro un periodo molto interessante della mia vita! Ricordo la sera del 10 maggio come un fantastico crogiuolo notturno perché salivo in macchina con gli amici per raggiungere le mamme e cantare loro casa per casa la serenata: era come vivere una fusione della quale facevi parte grazie a un magico amalgama di elementi diversi.

Da noi le serenate sono una disciplina scolastica, – ha proseguito Rubén Carrasco – benché non fossi portato per la creazione musicale, anch’io andavo a fare serenate. Non cantavamo la musica dei Mariachis, ma composizioni che appartengono al genere delle Rondallas, uno stile musicale più melodico che ha ricevuto l’influenza della cultura italiana ed europea. Perciò il repertorio di ciascuna serenata erano i boleros di Armando Manzanero, o altre canzoni simili alle rancheras, il country messicano. Cantavamo anche Las mañanitas di Vicente Fernández che non è una melodia da associarsi soltanto ai compleanni, bensì una canzone che si dedica alla Madonna di Guadalupe. In Messico la religione cattolica, come in tutta l’America Latina, è molto radicata, per cui i preparativi della Festa della mamma iniziano la sera prima del 10 maggio con canzoni dedicate alla Vergine.

Trovo curioso – ha aggiunto – che ci sia un’infinita lista di compositori messicani maschi, che costantemente scrivono testi amorosi dedicati alle donne, mentre è insolito che una donna dedichi una canzone a un’altra donna. Non comprendo anche perché in Messico vi sia tanto fervore musicale verso la figura femminile quando nel frattempo esiste il grave problema della sicurezza delle donne. Nel Paese se una ragazza esce da sola e dopo venti minuti non risponde al telefono, tutti temono subito il peggio! Una contraddizione che non ho mai capito, anche se so che la violenza è una costante dell’umanità. L’unico Paese che ha battuto “il record” riguardo alla cultura della non violenza è il Giappone, un fatto davvero strano! Ovviamente il Messico si è sempre caratterizzato per la violenza in generale per cui la sicurezza delle donne è messa a repentaglio».

«Pensi che la donna giapponese si trovi in una condizione migliore rispetto alla donna messicana»
«In realtà considero che le donne non si trovino in una situazione favorevole in nessun luogo. Attorno al mondo femminile esiste da sempre una finta narrazione. Se oggi leggiamo Simone de Beauvoir notiamo che i suoi libri sono di grande attualità. Io fin da piccolo ho avuto molte amiche donne; inoltre lavoro a stretto contatto con colleghe femmine e, soprattutto, sono felice quando una donna si impone nella società. Amy Winehouse è una delle mie cantanti favorite per il modo in cui parla degli uomini nelle sue canzoni; ma anche la sua musica mi piace molto.

«Torniamo alla musica tradizionale messicana, che cosa ascoltavi da piccolo?»
«Sono cresciuto con le rancheras di José Alfredo Jiménez, un artista noto a livello internazionale. Una sua celebre composizione è El Jinete e io trovo interessante che si sia adattata bene alla musica rock. Per capire quello che ti sto dicendo occorre ascoltare Enrique Bunbury: il cantautore spagnolo ha fatto un disco in cui rende omaggio a J.A. Jiménez e quando sentiamo la sua interpretazione di El Jinete si fa fatica a rendersi conto che l’originale sia una canzone ranchera messicana.

« Vorrei chiederti quali gruppi di rock messicano consiglieresti di ascoltare»
«È una domanda difficile a cui rispondere in modo sintetico, ma a me piacciono molto i primi dischi di Caifanes e in particolare consiglierei un eccellente musico e poeta urbano conosciuto come El poeta del Nopal: si chiamava Rockdrigo González e in Messico è stato un pioniere della musica rock, apparteneva alla stessa epoca di Carlos Santana e di Alejandro Lora del gruppo El Tri. Purtroppo Rockdrigo Gonzáles è scomparso nel terremoto del 1985, ma la sua musica si può ascoltare in Internet ».

«Prima di salutarti Rubén, vorrei che parlassimo dell’International Public Art Festival, IPAF, la manifestazione che hai ideato. Pensi di proporla prossimamente in Italia?»
« Sì, è un mio desiderio e mi sto dando da fare ai fini di trovare una città italiana che in futuro ospiti questo evento di Arte urbana che ha avuto inizio nel 2014 sull’Isola di Holbox di Quintana Roo e che successivamente si è tenuta in città messicane come Tepoztlán, Monterrey e Acapulco, o in diverse località internazionali come Cape Town, Marsiglia e l’Isola di Martinica.

 



mayelabarragan*Mayela Barragán
è nata nelle Ande del Venezuela. Nel 1989 è arrivata a Genova per amore. Ha vissuto in diversi paesi del Medio Oriente e del Maghreb. E’ giornalista, traduttrice e accompagnatrice interculturale di “Migrantour Genova”. Collabora con “Il Corriere di Tunisi”. Esperta di temi latinoamericani e, in particolare, della regione di confine tra il Venezuela e la Colombia.