Entremeses - Parole Spalancate Pura vida a Italia '90
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
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Entremeses

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ENTREMESES
Rubrica di Mayela Barragán


PURA VIDA!, MARASSI, ITALIA ’90.

 

Italia '90I costaricensi per dire “ciao” o “come stai”, oppure, quando vogliono esprimere gratitudine o dire a qualcuno che va tutto bene, usano l’espressione “Pura Vida“.
È anche una loro filosofia che identifica lo spirito e la maniera di essere di questa nazione che non ha esercito e possiede il 5% della biodiversità del pianeta.

A me il Costa Rica piace molto e con una certa regolarità navigo nei siti web del Paese per conoscere qualcosa di nuovo dei “Ticos”.

Il mese scorso mi è capitato di entrare nel portale di un Centro culturale dove tra le attività programmate vi era un cineforum.
Uno dei film che presentavano era “Italia 90“, realizzato nel 2014 dal regista Miguel Gómez.
La pellicola narra gli eventi che permisero la storica classificazione della Nazionale del Costa Rica a Italia ’90; la prima selezione “Tica” che abbia mai partecipato a un Mondiale di Calcio. Una trasferta che appartiene alla storia del Calcio costaricense e che soprattutto ha segnato il destino di Juan Arnoldo Cayasso Reid, consacrandolo ad idolo calcistico.
Nel Costa Rica “Italia 90” ha avuto un grande successo di botteghino e si è piazzata al quarto posto nella classifica dei film più visti.

E un bel giorno la dea del vento bacia il piede dell’uomo, il maltrattato, il disprezzato piede, e da quel bacio nasce l’idolo del calcio. Nasce in una culla di paglia e in una capanna di latta, e viene al mondo abbracciato a un pallone…
Così, nel libro “Storie e miserie del Calcio“, Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano che amava molto il football, ci dà questa rappresentazione della genesi dell’idolo calcistico latinoamericano.
Passo dal film di Miguel Gómez alla realtà.
Quando nel lontano 1990 il Costa Rica arriva in Italia, nessuno avrebbe scommesso un Colón (la moneta del Costa Rica) che questa Nazionale sarebbe riuscita a entrare negli Ottavi di finale. Era una selezione con poche risorse e che per la prima volta partecipava a una Coppa del Mondo.
Però a Genova, allo Stadio Luigi Ferraris di Marassi, spezzò l’incantesimo, perché disputò due partite battendo Svezia e Scozia.

Pura vida!
È stato un ottimo risultato! La cenerentola del calcio latinoamericano rientrò in patria da principessa, e tutti i bambini del Costa Rica degli anni ’90 desideravano essere Cayasso. Da allora Juan Arnoldo Cayasso Reid è diventato una leggenda; l’idolo che segnando il primo gol al Luigi Ferraris, fece urlare di felicità e gioia tutto il Paese.
Taquito para Cayasso, Costa Rica 1 Escocia nada! Gooool“, ha potuto urlare a squarciagola durante la telecronaca della partita Mario MacGregor, il famoso giornalista sportivo costaricense scomparso nel 2017.
Il ritiro de “la Sele”, prescelto in occasione dei due incontri di Marassi, è stato in Piemonte, nella Val Lemme; a Voltaggio, a circa 50 chilometri dal capoluogo ligure. Fu scelta questa località per la vicinanza con Genova e perché aveva un bel campo in erba per l’allenamento.
A Voltaggio benché siano passati più di trent’anni, la gente del posto ricorda ancora molto bene i “Ticos” perché i giocatori della Nazionale costaricense furono accolti come a casa propria. Pura vida!
«Uno dei tifosi che nell’estate del 1990, al seguito della sua selezione, arrivò in Val Lemme, è rimasto a vivere qua; si chiama Adán», mi ha raccontato Giacomo, il mio vicino di casa che è voltaggino e al quale mi ero rivolta per chiedergli aneddoti e storie di quel tempo. Inoltre mi ha passato i contatti di Adán e di Maurizio, un giornalista sportivo. Ho chiamato subito Maurizio che si è ricordato immediatamente del suo collega Mario MacGregor.
«Si arrampicava con l’antenna in posti improbabili, per trovare il segnale e trasmettere», mi ha raccontato e qualche giorno dopo, mi ha inviato una bellissima foto di Juan Cayasso in mezzo a un gruppo di voltaggini.
Successivamente ho telefonato ad Adán.
«Il portiere dell’epoca, Luis Gabelo Conejo, era il nostro “Maradona” e noi tifosi che accompagnavamo la Nazionale a Voltaggio, abbiamo trovato un clima molto bello. “La Sele” dormiva nell’Albergo Leon d’oro, nella vicina Castagnola; oggi lo chalet è abbandonato».
«So che lei non tornò più in patria con la sua Nazionale».
«Si, è vero, dall’estate del 1990 vivo a Voltaggio; – mi ha risposto – da quando sono arrivato con “la Sele” sono rimasto qua. Al “Caffè Italia”, una trattoria-pizzeria che oggi non esiste più, cercavano un pizzaiolo. Io sono cuoco e mi assunsero subito».
«Ricorda Juan Cayasso?».
«Certo, molto bene, era una persona alla mano. All’epoca nel calcio costaricense non giravano i soldi; i calciatori erano molto umili; dopo gli allenamenti, venivano in paese a passeggiare; non peccavano di superbia. Cayasso è di Puerto Limón, la zona degli afro-discendenti – mi ha spiegato -; una regione che si caratterizza per la diversità culturale e linguistica; si parlano diverse lingue: lo spagnolo, il creolo e l’inglese limonense».
«Adán, lei torna frequentemente nel suo Paese? – gli chiedo».
«Sì, ogni anno, – mi ha risposto subito.
Mi ha raccontato che ha cinque nipoti e un figlio medico, che è ricercatore all’Ospedale San Martino di Genova. Ha aggiunto che sua moglie è un’estetista oncologica: una delle poche che in Italia ha conseguito quest’abilitazione. Il Costa Rica di oggi è molto diverso da quello di trent’anni fa, – ha inoltre precisato – ha molta emigrazione dal Nicaragua, ma anche una economia frizzante e dinamica e gli stipendi sono buoni. Le coste sono ben conservate; adoperano energia pulita e negli ultimi anni sono riusciti a proibire ufficialmente la pratica della mattanza degli squali: un animale marino necessario per la salute dei mari che oggi, purtroppo, rischia l’estinzione!

Saluto Adán per ritornare all’idolo del Calcio costaricense; a Juan Arnoldo Cayasso Reid, l’eroe di Italia ’90, il bambino che a piedi nudi giocava sulla sabbia ardente del tropico dei Caraibi; l’afro-discendente di Puerto Limón: quella regione del tropico dove il melting pot ha creato una diversità culturale unica, perché alla fine dell’Ottocento gli afro-discendenti giamaicani insieme a immigrati cinesi e italiani sono arrivati lì, in massa, a costruire il “Ferrocarril del Atlántico”. Recentemente due ricercatori lombardi, Rossella Rocchino e Lorenzo Pirovano nel documentario “Sulle rotaie dei Tútiles” hanno riproposto la storia di questi emigranti italiani arrivati in Costa Rica.



mayelabarragan*Mayela Barragán
è nata nelle Ande del Venezuela. Nel 1989 è arrivata a Genova per amore. Ha vissuto in diversi paesi del Medio Oriente e del Maghreb. E’ giornalista, traduttrice e accompagnatrice interculturale di “Migrantour Genova”. Collabora con “Il Corriere di Tunisi”. Esperta di temi latinoamericani e, in particolare, della regione di confine tra il Venezuela e la Colombia.