Affioramenti - Parole Spalancate Tracce di Poesia contemporanea
Attivo dal 1995, il Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate” è la più grande e longeva manifestazione italiana di poesia
Festival, poesia, Genova
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Affioramenti

Affioramenti

AFFIORAMENTI. Tracce di poesia contemporanea
Rubrica di Valentina Colonna*


ALEŠ ŠTEGER

ales StegerNato a Ptuj nel 1973, Aleš Šteger è certamente tra gli autori più rappresentativi della letteratura slovena dei nostri giorni. Scrittore cosmopolita, critico, traduttore, instancabile viaggiatore. Šteger è anche ideatore e organizzatore di importanti festival ed eventi letterari internazionali. Le sue poesie, tradotte in numerose lingue, lo hanno rivelato come uno dei poeti più originali della nuova poesia europea. Tra le sue raccolte, ricordiamo: Kashmir (1997), Protuberanze (2002), Il libro delle cose (2005), Il libro dei corpi (2010), Sopra il cielo sotto la terra (2015). In italiano è apparso nel 2009 presso Zandonai il suo libro di prose Berlino (ripubblicato con il titolo Le finestre di Berlino da Bottega Errante nel 2019).

 

Formica

Tenacemente si aggrappa agli oggetti.
Si spostano lentamente, si muove con essi,
Come si muove l’invisibile attraverso il mondo visibile.

Un capello per un filo d’erba. Il corpo di un coleottero per un chicco di grano. Traccia dopo traccia.
Così cresce ciò che chiami casa.
Il confine tra la sicurezza delle gallerie e lo spazio intollerabile.

Da sempre più lontano fa ritorno, sempre per lo stesso cammino.
E non porta con sé messaggi. E nemmeno profezie.
Il punto alla fine di una frase sempre più complessa.

E non c’è un nome per quello che è.
Quando scompare nel suo labirinto, rimane l’unica speranza
Che almeno esistano i nomi per ciò che non è.

*

Scarpe

Ti proteggono
Perché la strada si imprima lieve in te.
I messaggeri frusciano tra te
E il mondo di tracce che si cancellano una con l’altra.
Fatte di pelle e suture.
E le tue sono cucite dalle parole pelle e suture.
Proteggile.
Puoi essere nudo e privo di ogni cosa,
Ma con le scarpe ai piedi non sarai mai povero.
Per questo non rimangano mai nascoste,
Rivoltate sotto il letto,
Gettate nell’armadio, scordate in soffitta.
Dormi con esse.
Fai il bagno con le scarpe.
Indossale facendo l’amore.
Che ti facciano sempre tenere a mente
Che sei qui solo per una breve visita.
E tra un po’ sarai altrove.
Non togliertele mai.
Quando lo farai, il viaggio sarà terminato.
Ti seppelliranno come un gitano,
Nudo e senza nome.

*

La prima volta altrove.
Dove non ci sono aspre barriere.
In un ampio spazio.

La seconda volta in nessun luogo.
Dove tutto persiste.
In un ampio spazio.

La terza volta dove tu persisti.
Dove sei sepolto nel ma.
Dove sei ostinatamente tuo.

Nel vuoto si forma una ruga.
Il tuo luogo è la perdita.
E tu la sua parte inseparabile.

Infine mai.
Poi ancora meno.
In un ampio spazio.

*

Sono già due giorni che pulisco la casa da cui se ne sono andati gli affittuari. Nell’ultima stanza, sotto il radiatore, trovo una moneta da un centesimo e due graffette, attaccate una all’altra, una coppia abbracciata per sempre. Spremo lo straccio per pulire il pavimento, l’acqua sporca e la sabbia scolano nello scarico della vasca. Tutto ciò che faccio è spostare la polvere.

Sto osservando proprio la strada perduta, quando suona il telefono. La voce dice che la sera prima, tornando a casa, Svetlana è morta. La voce la conosceva da trentacinque anni. Si rimprovera molto che nell’ultima conversazione le abbia detto che si ubriaca troppo, e che è un insopportabile piagnucolone.

Quando qualcuno muore, è il nostro primo pensiero: quando è stata l’ultima volta che ho visto quella persona, cosa ci siamo detti? Il luogo che diventa l’ultima volta.

Giunti quasi alla fine ci aspettiamo delle parole profetiche, un commiato teatrale e un grande atto definitivo. Ma qualcuno dorme, come ha dormito, notte dopo notte, per sei, sette decenni. Qualcun altro guida in autostrada, il cuore lo tradisce, l’auto sbatte su un guardrail: non è chiaro se l’incidente sia già entrato nella coscienza del morto.

Cosa gli ho detto, quando ci siamo visti l’ultima volta? Ho intuito qualcosa, un cenno equivoco, un messaggio per i sopravvissuti? Non dovrei sempre, in ogni conversazione, pronunciare delle parole con la consapevolezza della definitività? Cosa cambierebbe? La costante minaccia dell’ultima parola non finirebbe per teatralizzare la relazione, non impedirebbe la comunicazione? Parlare non significa parlare di cose non finite? E non dovrei prima chiedere cosa sia mai la fine, se è tutto uno spostare la polvere?

*

Il sorriso dei poeti

Di cosa sorridono i nostri poeti?
Nulla c’è di divertente nella nostra tribù.

Molti giacciono uccisi nei fossi.
Le nostre donne e i bambini sono affamati e scalzi.

Malattie ignote ci falciano.
I nuovi villaggi non sono ancora costruiti e tra poco nevicherà.

Nonostante tutto, il sorriso non scompare dai volti dei nostri poeti.
Come se di fronte ai tormenti aleggiasse un’incomprensibile, misteriosa allegria.

Quando chiediamo loro cosa ci sia da sorridere, ridacchiano silenti,
E non cambiano quando ordiniamo loro che in tempi bui possano divertire anche noi.

La ragione del loro sorridere la custodiscono unicamente per proprio divertimento.
Quanto meno ci fidiamo di loro, tanto meno crediamo alle loro poche parole.

Davvero misteriosi sono i sorrisi dei nostri poeti in questi miseri tempi.
Hanno perso il lume della ragione? Si beffano delle nostre disgrazie comuni?

Il loro sorriso a volte taglia più ferocemente delle armi dei nostri nemici.
Ma si sbagliano, se pensano che ci raggireranno.

I nostri poeti li uccidiamo solo dopo aver fatto fuoriuscire il loro segreto.
Lasciamo vivere solo quelli più chiacchieroni, dal volto serio e simili a noi.

 

Traduzioni e curatela di Michele Obit.
Da Sopra il cielo sotto la terra, Passigli, 2020.


Valentina Colonna*Valentina Colonna è poetessa e pianista compositrice. Nasce a Torino nel 1990 in una famiglia di musicisti e ha pubblicato i libri di poesia Dimenticato suono (Manni, 2010), La cadenza sospesa (Aragno, 2015) e Stanze di città e altri viaggi (Aragno, 2019). Si occupa di Fonetica, privilegiando la sua applicazione al campo della prosodia della poesia moderna e contemporanea italiana. Ha ideato e cura la piattaforma VIP – Voices of Italian Poets, archivio sonoro di registrazioni della poesia italiana, presente sul sito del Laboratorio di Fonetica Sperimentale “Arturo Genre” dell’Università degli Studi di Torino.